LA RIFORMA FISCALE DEL M.C.I.

In questo periodo si sente tanto parlare di Fisco, Tasse, Liberalizzazioni, Privatizzazioni e Sviluppo Economico, ma quanti veramente conoscono fin in fondo il significato di queste parole?

Quanti conoscono il Sistema Fiscale e l’utilizzo che si fa veramente delle risorse che lo Stato raccoglie in maniera ineguale ed ingiusta dai Cittadini? Che uso dovrebbe farsi e cosa si fa realmente con quelle risorse? Quali dovrebbero essere le giuste soluzioni per un’equa e giusta tassazione?

Spesso chi fa queste “Finte Riforme Fiscali”, finge di non rendersi conto, ipocritamente e dall’alto di mega compensi statali assolutamente ingiustificati, quali siano i reali problemi e le soluzioni da adottare.

Quando parlo di una “Vera Riforma Fiscale” non mi riferisco a tutte le Tasse, i Balzelli, le Accise e quanto altro,  nazionali e locali, che siamo ingiustamente chiamati a pagare per questo o quel servizio reso dallo Stato, spesso in maniera inesistente o assolutamente inadeguata, parlo soprattutto di mancata Sovranità Popolare, Monetaria e Legislativa dello Stato Italiano, di un’Ingiusta e non Equa Tassazione e dell’Evasione Fiscale, pessima ed inveterata abitudine italica, dovuta sostanzialmente alla mancanza di una chiara e semplice normativa, che risulti in grado di far pagare equamente il giusto a tutti, in proporzione delle proprie capacità contributive.

Non posso credere di essere uno dei pochi in grado di concepire un corretto meccanismo impositivo, ritengo, piuttosto, che coloro i quali dovrebbero veramente pagare le tasse e nelle tasche dei quali finisce la maggior parte della ricchezza nazionale, sono coloro i quali tirano i fili di una lobby invisibile che, attraverso un silente accordo trasversale, che coinvolge il governo, i politici e le istituzioni, riesce ad evitare da sempre la promulgazione di una legge unitaria che renda l’Evasione Fiscale assolutamente impossibile e la realizzazione di una “Vera Riforma Fiscale” che generi una duratura pace sociale.

Un Fisco efficiente, efficace e giusto si trasformerebbe subito in cambiamenti radicali per lo Stato, la Società ed i singoli Individui. Il Cittadino si accorgerebbe immediatamente di una sostanziosa riduzione della forza e dell’incidenza sociale dei poteri economici che la fanno da sempre da padroni (Banche, Assicurazioni, Grande Industria, Monopolisti, Gestori Telefonici, Lobby, Media, Multinazionali, etc. etc.), di una minore delinquenza, perché vi sarebbe più lavoro per tutti e minore necessità di farsi assoldare dalle organizzazioni criminali, di maggiori entrate da destinare ai servizi sociali, di pensioni più elevate, di lavoro per i giovani, di un giusto reddito di cittadinanza per chi ne è privo, di una sanità completamente gratuita per le fasce più povere, più deboli, gli invalidi ed i portatori di handicap e, più in generale, di un comportamento dello Stato dignitoso e corretto con i propri Cittadini.

Non pagare il dovuto nei tempi e con le modalità concordate, non tenere fede ai propri impegni contrattuali di lavoro e previdenziali, non sostenere lo sviluppo economico ed il lavoro con adeguate opere e servizi pubblici, non onorare gli appalti ed i servizi convenzionati, ricorrere a continue sanatorie, fa del nostro Stato un pessimo esempio per i Cittadini, incitando a comportamenti delittuosi, antisociali o alla rivolta civile.

Con un giusto Fisco, inoltre, sarebbe impossibile, da parte di chicchessia, impossessarsi di risorse non guadagnate regolarmente (tangenti, proventi illeciti, evasione, etc. etc.), senza essere scoperti in breve tempo. In questo caso la punizione dovrebbe essere esemplare.

Tutto ciò si accompagnerebbe ad un’economia più controllata sotto il profilo della spesa, di una maggiore padronanza e di un completo risanamento della ricchezza e del patrimonio pubblico, di maggiori investimenti strutturali, in ricerca, in istruzione, in previdenza, in nuovi posti di lavoro, in sicurezza, in tutela dei beni artistici, ambientali e culturali e di un’immediata crescita del prodotto interno lordo e dei consumi.

In pratica, una vera e propria “Rinascita Economica, Sociale e Culturale”.

Per ottenere questi risultati non possiamo essere ipocriti, non possiamo più coprire questo o quel privilegio, di questa o quella categoria sociale o casta, che dir si voglia. Tutti debbono fare la loro parte, in maniera equa e solidale.

Ma è ridicolo che questo governo, invece di liberalizzare in primis il sistema bancario ed assicurativo, di cui parla solo per favorirlo ulteriormente, imponendo ai cittadini un maggior uso dei c/c, della moneta elettronica (le carte di credito), la riduzione del contante circolante come mezzo di pagamento, non contenendo i costi delle polizze RC obbligatorie, assurdi e differenti da Sud a Nord, nonostante la stessa classe di rischio dei contraenti, e fingendo di non vedere il cartello unico che si è costituito tra le assicurazioni e le banche, che svolgono alla luce del sole attività bancaria ed assicurativa nelle stesse sedi, con lo stesso personale e con le stesse risorse, cosa vietata dalle rispettive normative che prevedono locali e risorse ad uso esclusivo (dove sono i controlli dell’ISVAP e della Banca d’Italia?), parla, invece, di liberalizzare i tassisti, gli edicolanti, gli stabilimenti balneari, i distributori di carburante, le professioni, le farmacie, etc. etc.

Sicuramente, molto va fatto anche in questa direzione, ma non è la primaria.

La principale è far pagare le tasse ai veri poteri forti, a chi ha accumulato ricchezze enormi con leggi lobbistiche, condoni, ed evasione fiscale ad oltranza, agli scudatori di denaro non tassato regolarmente.

Lasciamo stare, una volta tanto, i lavoratori a reddito fisso, i pensionati e le categorie che sbarcano il lunario lavorando duramente dal mattino, alla sera.

Perché non ho parlato fin qui di Debito Pubblico? Perché è un falso problema. Il Debito Pubblico in realtà è solo frutto di una gigantesca truffa derivante dal Signoraggio Monetario Nazionale ed Internazionale che costringe il nostro, come altri Stati Sovrani, ad indebitarsi per fare qualsiasi cosa.

Allora, se vogliamo ridurre la pressione fiscale, sostenere nel contempo le necessarie entrate tributarie, avere le risorse per far fronte correttamente a tutti gli impegni dello Stato, liberarci una volta e per tutte di questo truffaldino Debito Pubblico, qualcosa di concreto bisognerà pur fare.

La prima cosa in assoluto è riappropriarsi della Sovranità Popolare, Monetaria e Legislativa del nostro Stato.

Abbandonare, dunque, l’Europa, non quella dei Popoli europei, che sono nella nostra stessa situazione, ma quella dei banchieri, dei poteri forti e dell’euro moneta non sovrana equivalente a carta straccia.

L’Italia è una Repubblica Indipendente alla quale da anni stanno espropriando lentamente, ma progressivamente, la propria Sovranità Popolare, Monetaria e Legislativa.

Questo permetterebbe ai Cittadini di eleggere i propri rappresentanti ed il proprio Governo per un numero limitato di anni ed in forma partecipativa, con consultazioni telematiche sulle questioni più importanti, ed allo Stato di affrontare qualsiasi impegno economico con una Moneta a Credito, da lui stesso emessa in misura adeguata e sufficiente alle necessità di una gestione corretta e di un benessere diffuso tra tutti i Cittadini, senza dover sottostare a regole imposte da stati ed organizzazioni straniere per tutelare le loro attività, i loro prodotti ed in generale il loro benessere a discapito del nostro.

Quando l’Europa diventerà veramente l’Europa degli Stati per gli Stati e per i Popoli, allora se ne potrà riparlare. Ma sarà molto difficile che il Sistema al potere faccia per il momento un passo indietro, a meno di non costringerlo con la forza. L’alternativa è tornare subito Sovrani ed attendere tempi migliori.

La nuova moneta dovrebbe riappropriarsi anche del potere di acquisto perso con l’ingresso nell’euro e con l’inaccettabile svalutazione della vecchia lira italiana.

Con la nuova moneta, lo Stato Italiano convertirebbe tutti gli euro in circolazione nel Paese, che sarebbero restituiti alla BCE, e pagherebbe, contrattandolo a valori inferiori, il cosiddetto Debito Pubblico pregresso, finito nelle mani di privati, di altri stati, di banche, di speculatori e quanto altro. Questo pagamento inserirebbe anche la nuova moneta italiana nel circuito economico nazionale ed internazionale e le darebbe la forza per imporsi sul mercato come Moneta Sovrana Italiana sostenuta dallo Stato con tutte le sue ricchezze ed il suo patrimonio.

Ogni spesa fatta con Moneta senza Debito Pubblico, diventa ricchezza per lo Stato e non miseria, com’è adesso. Si comprende facilmente da un esempio: se compro una casa con soldi miei, questa negli anni si rivaluta e mi rende più ricco, se la compro con un mutuo, negli anni questo mutuo arricchisce la banca ed impoverisce il mio potere d’acquisto ed il mio tenore di vita.

Secondo punto fondamentale è varare un’equa, semplice e “Vera Riforma Fiscale”.

Siamo abituati, nell’ambito fiscale, ad una normativa farraginosa, poco chiara, spesso contraddittoria, che mette il comune cittadino e, spesso, anche il professionista in materia economica, in grande difficoltà.

L’insieme delle tasse e dei balzelli che vengono imposti, modificati, sostituiti, cambiati di denominazione, aumentati, detratti, dedotti, sommati ed applicati in maniera differente, in sede nazionale e territoriale, ai possessori di Codici Fiscali, di Partite Iva ed alle varie categorie sociali che sottostanno, crea un labirinto in cui è molto difficile districarsi e sui quali si scrivono fiumi di parole, si fanno critiche, ricorsi, interrogazioni, disposizioni, interpretazioni, si costruiscono carriere universitarie e professionali, si attivano eserciti di persone appartenenti alla Guardia di Finanzia, all’Agenzia delle Entrate, ad Equitalia, al Ministero del Tesoro, si impiegano, dunque, ingenti risorse dello Stato che potrebbero essere impiegate più utilmente o, addirittura, in parte risparmiate.

Ogni commento sull’Evasione Fiscale in Italia, oltre che superfluo, sarebbe oltremodo offensivo per l’intera categoria dei soggetti a reddito fisso (lavoratori dipendenti e pensionati) che, si badi bene, non sono più onesti degli altri, ma semplicemente privi di alcuna difesa, sia pure legittima quando trattasi di pura sopravvivenza, di fronte alla voracità di uno Stato predone e padrone, ma, certamente, non padre, semmai patrigno.

Una cosa è certa: in Italia chi può evadere lo fa senza pensarci sopra due volte: è inutile essere ipocriti.

Secondo statistiche attendibili, il 70% delle entrate tributarie è rappresentato da ritenute alla fonte effettuate dal sostituto d’imposta (datore di lavoro) al lavoratore dipendente e dall’imposizione indiretta sui consumi (IVA, accise e quanto altro).

L’intero Popolo delle Partite IVA, con il beneficio di qualche rara eccezione, paga quello che vuole o quello che ritiene giusto, con una grande diseguaglianza contributiva, generando un malcontento ed una disparità sociale che prima o poi potrebbero esplodere in una rivolta civile.

Ma tutto ciò si potrebbe evitare, risparmiando anche i costi legati alla ricerca affannosa ed il più delle volte inutile e non veramente mirata dei reali evasori.

La criminalità organizzata circa 78 miliardi di euro di imposte evase e le grandi aziende, con la possibilità di spostare la tassazione fuori dai confini nazionali, circa 30 miliardi di euro di evasione: questi sono i veri Evasori Fiscali.

Le pizzerie, i lidi balneari, gli edicolanti, i distributori di carburante, i tassisti, i professionisti, le farmacie o chi ha la Ferrari in garage e dichiara 15.000 euro, pur se settori da riformare, pesano sull’evasione fiscale per non più di 8 miliardi di euro.

Allora, ci vogliamo prendere in giro o vogliamo fare le persone serie?

Cosa fare, dunque, per realizzare una “Vera Riforma Fiscale” che eviti tutto ciò?

Senza entrare nel merito di Tasse, Balzelli vari ed Accise, una “Vera Riforma Fiscale” dovrebbe prevedere un trattamento unificato ed uguale per tutti che, oltre a rendere più facile il pagamento delle imposte, creerebbe finalmente una vera giustizia sociale.

Si dovrebbe associare ad ogni Codice Fiscale una Partita Iva, così da poter dimostrare, da parte di chiunque, tutte le spese effettuate in un mese, detrarle dal reddito percepito nello stesso mese e pagare sulla differenza un acconto pari al 10% mensile, a valere sui conguagli di fine anno: se il conguaglio sarà negativo si riporterà il credito l’anno successivo, se sarà positivo si pagherà sulla cifra di “utile e/o risparmio” così calcolata, un ulteriore 10% di imposta, così che in totale l’imposta sarebbe per tutti pari al 20% e pagata secondo le rispettive potenzialità contributive.

Attualmente, ci sono categorie che possono detrarre o dedurre alcune spese mentre altre categorie quelle stesse spese non le possono detrarre o dedurre. Una confusione assoluta e con danni irreversibili alla collettività.

Se io guadagno un tot e lo spendo per vivere, per mangiare, per vestirmi, per la famiglia, per divertirmi, per l’azienda, per la mia attività, mettendo in circolazione ricchezza, che va ad alimentare il circuito economico e del lavoro nazionale, ho tutto il diritto di detrarre tutte le spese fatte e, se mi rimane a fine mese una differenza, derivante dai ricavi meno tutte le spese effettuate, solo e soltanto su quella differenza dovrò pagare le tasse.

Se incasso 1.500 al mese e ne spendo 1.500, che tasse dovrei pagare? Dove prendo i soldi per pagare? Chi me li dovrebbe dare: lo strozzino? Non ho forse partecipato al circuito economico ed al benessere nazionale mettendo in circolo i miei 1.500.

Come avete notato non ho scritto la parola euro, perché questo sistema è valido solo utilizzando una Moneta Sovrana a Credito e non una Moneta non Sovrana a Debito, qual è l’euro.

Chi non spende tutto e/o vuole risparmiare, deve sapere, comunque, che su quei soldi pagherà le tasse. Se è in grado di risparmiare su 1.500, 500, pagherà 50 di tasse, quale acconto mensile, e l’eventuale conguaglio di un ulteriore 10% a fine anno.

Peraltro, chi incassa 50.000 al mese e ne spende 30.000, dovrà pagare le tasse su 20.000, cioè 2.000 al mese, e l’eventuale conguaglio di un ulteriore 10% a fine anno.

In un sistema globale nazionale, su una differenza tra ricavi e spese effettuata tra tutti i soggetti contribuenti, il 20% di tassazione globale sarà più che sufficiente a coprire tutti i costi dello Stato centrale e regionale, i servizi e le necessità sociali dei Cittadini, senza dover pagare un truffaldino e soffocante Debito Pubblico.

Ovviamente, con questo sistema, chi ha speso tutto quanto ha guadagnato, non paga niente, chi, invece, ha avuto entrate ben oltre quello che potrebbe mai spendere o reinvestire, che attualmente accumula in enormi ricchezze e deve preoccuparsi di evadere, con questo sistema non pagherebbe che un misero 20% di tasse, più che accettabile per qualsiasi riccone.

Un sistema molto equo e solidale e la riacquisizione di una vera e duratura pace sociale.

Oltretutto, se si potessero detrarre tutti i costi, ognuno si farebbe emettere sempre il documento fiscale relativo, perché ritornerebbe a proprio vantaggio e, se non lo chiede, ne riceverebbe lui solo un personale svantaggio, per il pagamento di tasse non dovute e da pagare al posto di chi non ha emesso il documento fiscale.

Ci sarebbe un’azzeramento dell’evasione fiscale nel giro di 12 mesi ed ognuno pagherebbe in relazione alla differenza tra entrate ed uscite.

Ovviamente, sia le entrate che le uscite andrebbero regolarmente dimostrate con il relativo documento fiscale da conservare per 10 anni, anche in formato digitale, per gli eventuali controlli a campione.

Addirittura, con l’uso della moneta elettronica (carte di credito, bonifici, etc. etc.) i conteggi sarebbero per la maggior parte informatizzati e bisognerebbe calcolare solo le transazioni in uscita ed in entrata pagate in contanti.

Si dovrebbe, poi, riformare la formazione dei prezzi e degli onorari con l’obbligo di indicare per ogni prodotto e/o servizio reso il costo di acquisto e/o le spese sostenute, il costo di gestione ed il costo di vendita, così che tutti possano valutare se quel prezzo di vendita è giustificato o sproporzionato. Con questo metodo l’offerta e la domanda si riequilibrerebbero automaticamente, senza necessità alcuna di intervenire da parte dello Stato, perché sarebbe lo stesso consumatore ad imporre con le sue scelte i prezzi cosiddetti di “mercato”.

Per quanto riguarda l’Iva, in misura pari a non più del 20%, questa andrebbe ricaricata in pari quota su tutta la catena che partecipa alla vendita di un prodotto e/o servizio e da ciascuno conguagliata mensilmente con quella in entrata, se ne ha, altrimenti la stessa rappresenterà un costo che andrà a sommarsi alle spese sostenute.

Ad esempio, se alla vendita di un prodotto partecipano: il produttore, il distributore, il grossista, il negoziante ed il consumatore, con un Iva al 20%, la stessa graverebbe per il 4% su ciascun partecipante, che la gestirebbe così come sopra indicato.

In questo modo i prezzi all’utente finale si ridurrebbero fortemente, con un notevole incremento dei consumi ed un indotto economico di tutta la filiera enorme.

Le Accise e tutte le altre Tasse e Balzelli nazionali e locali andrebbero eliminati in toto, poiché lo Stato, possessore della propria Moneta a Credito, potrebbe emetterne quanto gliene serve in funzione delle necessità, sia statali che regionali, incrementando in tal modo non il proprio Debito, ma la propria ricchezza, dosando nella giusta misura le necessità.

Anche le pensioni andrebbero riformate, dovrebbero essere pari al 85% del proprio stipendio, riconosciute  con 35 anni di contributi per gli uomini e 30 anni per le donne, così che il Cittadino possa riappropriarsi in tempo utile della propria vita e dedicarsi alla propria famiglia, ai propri amici, ai propri hobby, alle proprie aspirazioni artistiche, sportive o quanto altro.

Gli stipendi statali e quelli delle aziende facenti capo allo Stato, in sede centrale e locale, sarebbero livellati ad un valore massimo di 10.000 al mese, che è un guadagno più che dignitoso per fare una vita decorosa. Chi aspira a guadagnare di più deve rivolgersi al mercato privato.

Le aziende pubbliche sarebbero gestite da Amministratori Unici investiti della piena responsabilità di quello che fanno e controllate da un unico Revisore legale e contabile.

Con un simile Sistema Fiscale/Monetario/Previdenziale ci sarebbe un immediato effetto calamita sui capitali nazionali ed esteri, con forti investimenti in tutti i settori, un aumento del circuito lavorativo dei giovani e dei meno giovani desiderosi di trovare piena occupazione, una crescita del PIL che schizzerebbe alle stelle, superando in tal modo anche il gap con i Paesi in cui il costo del lavoro è assolutamente inferiore al nostro, perché il costo del denaro nel ns. Paese diverrebbe, con una Moneta Sovrana a Credito, molto vicino allo zero.

La ricetta finale così si sintetizza: Moneta Sovrana a Credito di proprietà dello Stato, modalità di tassazione uguale per tutti, ognuno può scaricare tutto, imposte dirette pari al 20% massimo sull’utile e/o sul risparmio di ognuno, imposte indirette pari al 20% massimo ripartito in quota parte su tutti i partecipanti alla vendita di quel prodotto e/o servizio, azzeramento di Accise, Tasse e Balzelli vari, formazione dei Prezzi di Mercato, previdenza pari all’85% del percepito con 35 anni per gli uomini e 30 anni per le donne, costo del denaro prossimo allo zero, stipendi statali massimi livellati a 10.000 al mese.

E’ ovvio che in fase iniziale, per recuperare il potere di acquisto perso con la transizione lira/euro, tutti gli stipendi sarebbero incrementati in misura tale da recuperare questa perdita, anche con il supporto statale per i privati.

Tutte le leggi e le norme di favore e contrarie a questa metodologia, sarebbero immediatamente revocate, con l’allineamento di tutti a questa nuova era impositiva.

L’Italia diverrebbe in pochi anni uno dei Paesi più competitivi e più ricchi del Mondo ed il Cittadino si riapproprierebbe del proprio benessere, della propria Sovranità e del proprio Paese.